Siddharta ascoltava. Era ora
tutt'orecchi, interamente immerso in ascolto, totalmente vuoto, totalmente
disposto ad assorbire; sentiva che ora aveva appreso tutta l'arte
dell'ascoltare. Spesso aveva già ascoltato tutto ciò, queste mille voci nel
fiume; ma ora tutto ciò aveva un suono nuovo. Ecco che più non riusciva a
distinguere le molte voci, le allegre da quelle in pianto, le infantili da
quelle virili, tutte si mescolavano insieme, lamenti di desiderio e riso del
saggio, grida di collera e gemiti di morenti, tutto era una cosa sola, tutto
era mescolato e intrecciato, in mille modi contesto. E tutto insieme, tutte le
voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia, tutto il
bene e il male, tutto insieme era il mondo. Tutto insieme era il fiume del
divenire, era la musica della vita. E se Siddharta ascoltava attentamente
questo fiume, questo canto dalle mille voci, se non porgeva ascolto né al
dolore né al riso, se non legava la propria anima a una di quelle voci e se non
s'impersonava in essa col proprio Io, ma tutte le udiva, percepiva il Tutto,
l'Unità, e allora il grande canto delle mille voci consisteva d'un'unica
parola, e questa parola era Om: la perfezione.
...In quell'ora Siddharta cessò
di lottare contro il destino, in quell'ora cessò di soffrire. Sul suo volto
fioriva la serenità del sapere, cui più non contrasta alcuna volontà, il sapere
che conosce la perfezione, che è in accordo con il fiume del divenire, con la
corrente della vita, un sapere che è pieno di compassione e di simpatia, docile
al flusso degli eventi, aderente all'Unità.