Il simbolo è generalmente visto
come la rappresentazione di una cosa per un’altra, di una raffigurazione per
un’altra, di un’idea per un’altra. Il simbolo è un segno che informa della
presenza di un significato, è cioè portatore di un senso.
Freud, nell’occuparsi del simbolo
in relazione ai sogni, lo definì come una rappresentazione cosciente di sfondi
inconsci, dando a esso un significato preminentemente soggettivo, che può
essere svelato anche grazie al metodo della libera associazione.
Jung ampliò questa concezione
ammettendo che, accanto alla parte conscia e a quella inconscia, l’animo umano
possieda anche un legame con l’inconscio collettivo, cioè un inconscio comune a
tutti gli uomini, in cui hanno sede le immagini primordiali. Questi archetipi
segnano gli stadi di sviluppo della coscienza umana, includendo anche i miti,
le leggende e i testi sacri.
Assagioli assegnava ai simboli un
importante valore psicoterapeutico, in quanto li considerava accumulatori delle
energie psichiche; essi le conducono e le integrano agendo in profondità sulla
parte inconscia, ai fini della trasformazione di un disequilibrio.
Baba Bedi definiva il simbolo
come “una entità che esiste in natura o è creata dall’uomo, una forma che
riflette le qualità legate all’essenza”. La forma è la manifestazione delle
forze che la costituiscono; insieme alla dimensione del colore costituisce
“l’alfabeto” della natura, attraverso cui l’essere umano può scoprire e
comprendere il significato profondo del Creato.
La definizione di SIMBOLO che troviamo
sul vocabolario è la seguente: qualsiasi elemento (segno, gesto, oggetto,
animale, persona) atto a suscitare nella mente un’idea diversa da quella
offerta dal suo immediato aspetto sensibile, ma capace di evocarla attraverso
qualcuno degli aspetti che caratterizzano l’elemento stesso, il quale viene
pertanto assunto a evocare in particolare entità astratte, di difficile
espressione.
Il termine originario greco symbolon significa “lo sforzo necessario
a connettersi” e, nell’uso degli Antichi
Greci, il mezzo di riconoscimento e di controllo, costituito da ognuna delle
due parti ottenute spezzando irregolarmente in due un oggetto (per es. un pezzo
di legno), che i discendenti di famiglie diverse conservavano come segno di
reciproca amicizia.
Per Sibaldi i simboli sono
veicoli, veri e propri conduttori di energia, nel momento in cui si riesca a
intenderli correttamente, cioè a domandarsi Perché?
al loro riguardo. Dei simboli abbiamo
“un pezzettino”, l’altro pezzo, quello che ci manca, va avanti all’infinito e
continuamente mette in moto significati e conoscenze.
Così, con questi brevi accenni,
apriamo ulteriori prospettive di osservazione sulle carte-storie del Giocatore.
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